giovedì 5 gennaio 2012

Relazione

E' più semplice abituarsi all'idea di avere un bambino disabile prima della sua nascita, o in seguito, quando è più grande a causa di malattie non subito visibili (come l'autismo, per esempio)? Sicuramente entrambi i momenti sono alquanto duri e difficili da affrontare. 
I genitori devono sentirsi rassicurati anche dalle strutture e dagli aiuti che la società offre.
Sicuramente una qualsiasi mamma che accompagna il proprio bambino a scuola, vuole sentirsi sicura che in quella struttura il suo piccolo sarà accolto e seguito da persone competenti in grado di farlo crescere.



Questo compito è assai difficile per noi educatori. Il rapporto tra educatore-genitore molto spesso è più complicato del rapporto educatore-bambino. Forse perché il genitore è protettivo nei confronti del figlio e lo difende in ogni situazione. Qui entra in gioco la bravura dell'educatore nel far vedere i progressi del bambino e le varie prospettive dell'educazione.
Il tutto viene ampliato nel caso in cui il bambino abbia delle problematiche. I genitori devono sapersi "staccare" dal proprio figlio affinché l'educatori lo accompagni e e lo supporti nel percorso. L'educatore per poter operare in modo corretto, deve possedere molte competenze e strumenti teorici.
 Deve saper scegliere la soluzione migliore per la persona che sta educando. Ma per poterlo fare deve essere in grado di progettare l'azione educativa e di darsi degli obiettivi, proponendoli per il bene del destinatario, per un preciso cambiamento che è valutato auspicabile, opportuno e realizzabile. 
La relazione è uno degli elementi costitutivi dell'educazione, infatti, affinché avvenga l'apprendimento è necessario che si instauri una relazione. Si deve perciò essere disponibili ad entrare in relazione con l'altro diverso da me con un lavoro su se stessi, l'accoglienza dell'altro, la collaboratività e la maturità. 

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